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La scoperta dei gruppi sanguigni   La scoperta dei gruppi sanguigni
21/12/2020
21 dicembre 1900: la scoperta dei gruppi sanguigni (AB0)

Fin dai tempi antichi il sangue è da sempre considerato, nella cultura dell’uomo, come fonte inesauribile di energia vitale, “sanguis vita vitae”.
A partire dalla preistoria, in ogni epoca, ritroviamo tracce della considerazione del sangue per la vita umana, il sangue ha dunque avuto nella nostra cultura un altissimo valore simbolico e archetipico, ma a questa dimensione si è ben presto intrecciata una dimensione più pratica, terapeutica, legata al gesto clinico.

Fino a pochi secoli fa, il sangue non veniva trasfuso, pratica che tra l’altro ha bisogno di una certa infrastrutturazione tecnologica, ma “assunto” come bevanda, alle volte miscelato con alimenti.
Le prime trasfusioni poi, furono eseguite da animali – per lo più dagli agnelli – verso la specie umana, ma la sopravvivenza si è rivelata drasticamente di breve tempo.
Già dal 1500 troviamo le testimonianze di trasfusione da uomo a uomo, ma la percentuale di esiti infausti è ancora molto alta.
Nel 1873 Aveling riuscì a operare una trasfusione diretta uomo-uomo, collegando le cannule poste nelle due vene con un tubo di gomma.
Nel 1908 l’americano Crile usò una nuova tecnica per trasferire il sangue dal donatore al ricevente, basata sul collegamento diretto dei vasi, così il sangue non si coagulava.
I rischi, imputabili per lo più all’incompatibilità, si aggiravano comunque ancora sul 30%.

Finalmente, il 21 dicembre del 1900, il biologo austriaco Karl Landsteiner (Baden, 14 giugno 1868 – New York, 26 giugno 1943), annuncia di aver determinato, grazie ai suoi studi, che il sangue umano poteva appartenere a gruppi specifici: A, B e 0 (solo l’anno successivo si scopre il gruppo AB).
Nel 1930 questa scoperta gli vale il premio Nobel per la medicina.

Le nuove conoscenze sui gruppi sanguigni rivoluzionarono la medicina. Talvolta vi furono però ancora complicazioni durante le trasfusioni. La soluzione a questo problema fu trovata alla fine degli anni 30 nuovamente da Landsteiner, insieme all’americano Alexander Wiener, tramite esperimenti su scimmie Rhesus. I due ricercatori scoprirono così un’ulteriore caratteristica dei gruppi sanguigni: il fattore Rh. 


 
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